Gli sviluppatori sembrano puntare sempre di più all’utilizzo delle AI nei videogiochi, in particolare per animare e creare dialoghi per i personaggi secondari.
Una scelta che lascia molto perplessi, ma che potrebbe diventare il vessillo delle compagnie spazzatura.
Se nell’ultimo Zelda, ma anche in capolavori come Red Dead Redemption 1 e 2 o nei grandi classici del passato ogni personaggio secondario aveva una sua linea di dialogo e spesso una personalità unica, diverse case di produzione da tempo fabbricano personaggi insignificanti e tutti uguali.
Questa pratica potrebbe crescere con le AI. Se pensiamo a compagnie come Ubisoft dove spesso anche i dialoghi principali sono scritti malissimo, il rischio è di vedere un calo ancora più enorme della qualità e dello spessore nei videogiochi tripla A.
L’antidoto per fortuna c’è. Le grandi compagnie e i grandi sviluppatori, così come chi produce indie di livello, non si piegherà a far creare linee di dialogo alle AI, come non si è piegato a creare npc insignificanti e giochi scritti male e con personaggi clonati e poco interessanti.
Le AI potrebbero davvero fare da grande spartiacque, aiutando anche i videogiocatori a distinguere tra prodotti di qualità e produzione di massa che lascia il tempo che trova.
Come accade con i fast food e i cibi spazzatura, il mondo dei videogiochi potrebbe dividersi in produzioni artigianali, sane e nutrienti, e prodotti spazzatura, da consumare senza pensarci troppo, creati per intrattenere con il solo scopo di farlo.
Resta da vedere come sarà gestita la questione, ma considerando lo stile meccanico e la poca fantasia che emerge dai dialoghi con chatgpt, strumento eccezionale, ma non per quanto riguarda la creatività, presto potremo distinguere in modo chiaro chi merita davvero la nostra attenzione e il nostro denaro.
La tentazione delle AI potrebbe conquistare anche gli sviluppatori indipendenti. Tutto dipenderà da chi saprà usarle in modo intelligente, anziché usarle come strumento di appiattimento culturale.
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