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L’idea di “sussurrare ai dati” o, per essere più precisi, di mettersi in ascolto rispetto a ciò che i dati presenti sul Web hanno da comunicarci, fa apparire la figura del nuovo analista 3.0 come quella di uno “psicologo della Rete”, una figura tanto attraente quanto costantemente sfuggente e in cerca di una definizione che riesca finalmente a dargli uno spazio e una descrizione univoci.

Figure un po’ da matematici, un po’ da business man, un po’ hacker informatici e un po’ strateghi della comunicazione, i Business Data Analyst sono ancora rari ma sempre più ricercati da moltissime aziende. La vera domanda che ci si pone quando si pensa a quanto sia richiesta questa nuova professione è però questa: quali sono le aziende che hanno davvero bisogno di fare Business Data Analysis per andare avanti con profitto? La risposta più semplice sarebbe startup e aziende giovanissime in generale il cui business è totalmente incentrato sul Web, sia esso per la vendita di beni o di servizi digitali. Una simile risposta, però, risulterebbe non solo parziale ma anche decisamente errata vista la realtà sempre più variegata di società alla ricerca di analisti dei dati provenienti dal Web.

Molte aziende il cui core business non è prettamente digitale sono oggi alla ricerca di Business Data Analyst perché hanno compreso il ruolo fondamentale del Web se desiderano continuare a lavorare proficuamente. Tra le aziende più conosciute che hanno fatto della Business Data Analysis un aspetto imprescindibile per i loro affari troviamo nomi quali il New York Times, Booking.com e British Airways. Sempre più affascinati da un discorso legato ai Big Data, troviamo anche aziende appartenenti a settori insospettabili come quello sportivo: il software di Tag.bio dovrebbe ad esempio sfruttare i Big Data calcistici per scoprire nuove giovani promesse, aiutare a scegliere la formazione migliore da mettere in campo, e soprattutto, prevedere le strategie delle squadre avversarie.

La case history della campagna elettorale americana del 2012 ha mostrato come l’utilizzo dei Big Data non sia solamente un affare per i privati, ma anche per Enti Governativi e No Profit. In questo contesto rientra la nomina di DJ Patil, scienziato e matematico americano che, dopo aver lavorato per big company come LinkedIn, eBay e Skype, ha avuto il compito di indirizzare gli investimenti pubblici del governo statunitense verso le politiche sociali più importanti, seguendo i responsi dell’analisi dei Big Data.

Benché ciascuna di queste realtà abbia obiettivi differenti e diversi modi di essere, la Business Data Analysis si cala alla perfezione in ciascuna di esse fornendo a tutti risposte concrete e soluzioni vincenti.

Ecco perché TAG Innovation School, la scuola del digitale di Talent Garden ha da poco lanciato un percorso professionalizzante, tra i primi in Italia, dedicata allo studio dei Big Data: Business Data Analysis Master permetterà a 25 studenti, a partire dal 23 settembre, di apprendere le competenze necessarie a diventare il Business Data Analyst che tutte le aziende vogliono. Come Business Data Analyst conoscerai l’uso di tool specifici per analizzare i dati, userai gli insight raccolti per orientare le strategie della tua azienda, presenterai l’analisi dei dati agli stakeholders attraverso i criteri della data visualization e l’uso delle dashboards e prenderai decisioni strategiche per il tuo business. Con il Master in Business Data Analysis offerto da TAG Innovation School, sarai in grado di raggiungere un vero vantaggio competitivo sul mercato, grazie all’analisi e alla valorizzazione dei dati.