Apple produrrà i suoi computer Mac Pro in Texas, in un impianto di Austin, la notizia arriva da Appleinsider.

A quanto pare, le politiche di Trump sono riuscite nel loro obiettivo di riportare, o portare, il lavoro tech a casa.

Secondo le notizie del Wall Street Journal, Apple puntava a sviluppare il suo prodotto in una fabbrica di Shangai.

I dazi e la guerra commerciale hanno però fatto cambiare idea ad Apple che sfrutterà così le agevolazioni fiscali per i prodotti assemblati in USA, mantenendo la produzione negli Stati Uniti, con pezzi acquistati all’estero.

Un passo importante destinato a cambiare il mondo tech americano.

Le aziende infatti potrebbero trovare molto più vantaggioso creare nuove fabbriche in USA, anziché sfruttare il lavoro a basso costo mondiale.

Questo potrebbe significare la fine della produzione in India, Cina e numerosi paesi divenuti famosi per le loro fabbriche a basso costo.

Su questo pesano i dazi sull’import e le agevolazioni studiate per spingere le aziende a produrre i propri device nel paese di origine.

“Il Mac Pro è il computer Apple più potente di sempre e siamo orgogliosi di costruirlo ad Austin – ha spiegato Tim Cook – Crediamo profondamente nel potere dell’innovazione americana. Ecco perché ogni prodotto Apple è progettato e progettato negli Stati Uniti e costituito da parti di 36 stati, supportando 450.000 posti di lavoro con fornitori statunitensi, continueremo a crescere qui”.

Inoltre, alcune componenti del MAcBook pro sono prodotte in Arizona, Maine, New Mexico, New York, Oregon, Pennsylvania e Vermont.

Un device tutto americano che, almeno nella gran parte delle sue componenti, non sfrutta lavoro a basso costo da parte di operai sottopagati.

Un passo in avanti verso un’etica del mondo tech, da sempre legata a paesi con salari bassissimi e privi di diritti dei lavoratori dove riescono a produrre a costi insignificanti per ottenere un margine maggiore sui propri prodotti.